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IL GENIO DI WALLACE D. WATTLES

Autore del post: Wallace D. Wattles
È difficile che qualcuno sia stato più frainteso dalla gente del suo tempo di Gesù di Nazareth. Certamente nessun uomo è stato più grossolanamente travisato dalle generazioni successive, anche da coloro che professarono essere suoi e seguaci.
Per secoli, per millenni, abbiamo considerato il salvatore del mondo un uomo disprezzato, senza amici, un lavoratore povero che le classi superiori consideravano con disprezzo a causa della sua umile origine e condizione; un uomo che non aveva amici eccetto pescatori, falegnami, operai, reietti e peccatori; che viveva senza fissa dimora, spesso affamato, sopportava insulti e persecuzioni con mite sottomissione e camminava in un mondo che lo disprezzava con le mani sempre sollevate al cielo in amorevole benedizione.
È questo personaggio che viene considerato e ci viene “venduto” come l’ideale cristiano.
Il mio compito qui è mostrarti come Gesù era veramente e come ancora è – l’Uomo Supremo: l’incarnazione e rivelazione di quell’unica Grande Vita che è sopra tutti noi, in tutti noi e attraverso tutti noi, la quale ci eleva tutti verso l’unità di ogni persona con ogni altre a persona e di ogni persona con Lui.
TERZO
In terzo luogo, Gesù non è mai stato disprezzato per la sua povertà, perché aveva molti amici ricchi e influenti, e sapeva che non gli sarebbe mai mancato nulla.
Lazzaro e le sue sorelle, la cui casa era sempre aperta a Gesù, erano persone molto ben considerate a livello sociale: ci viene infatti detto che “molti Giudei” andarono a portare conforto alle sorelle di Lazzaro quando egli morì.
Luca ci dice che Giovanna, moglie di Chuza – il sovrintendente di palazzo di Erode, amministratore perciò del re della Giudea –, e le altre donne “lo servivano della loro sostanza”, erano cioè sostenitrici della sua opera. Il sovrintendente di palazzo era un alto funzionario, e la moglie era una donna importante.
Giuseppe di Arimatea, discepolo di Gesù, che si occupò del suo corpo dopo la crocifissione, era un uomo abbiente; probabilmente lo era anche Nicodemo, che aiutò Giuseppe a deporre il corpo di Gesù nella tomba.
Gesù spesso guariva i malati delle famiglie dei governanti e degli alti funzionari, e sembra proprio che loro rispondessero generosamente per soddisfare i suoi bisogni economici.
È vero, non aveva nessuna proprietà né acquisì alcuna proprietà nel corso della vita; ma vestiva in modo costoso, viveva bene e non gli mancava mai il denaro. Quando fu crocifisso i soldati romani tirarono a sorte le sue vesti perché erano troppo costose e raffinate per essere tagliate, come i soldati avrebbero fatto con le vesti di un uomo ordinario. E la notte del tradimento, quando Giuda se ne andò dalla sala dell’Ultima Cena, gli altri Apostoli pensarono che fosse uscito per andare a portare qualcosa ai poveri. Distribuire il denaro doveva perciò essere costume abituale presso Gesù e gli Apostoli, altrimenti come poteva sorgere spontaneamente in loro un simile pensiero?
In quel Paese e in quel clima, i desideri di Gesù e dei suoi discepoli erano pochi e semplici, e sembra proprio che tali desideri fossero pienamente soddisfatti: Gesù indossava abiti eleganti, aveva abbondanza di cibo e bevande, e denaro da donare.
QUARTO
In quarto luogo, Gesù non era affatto umile, perlomeno non nell’accezione dispregiativa con cui viene comunemente interpretato il termine.
Era un uomo di aspetto imponente, di personalità magnetica e di straordinario carisma.
“Parlava come un uomo che avesse autorità.”
“La sua parola era il suo potere.”
Spesso, ci viene raccontato, grande paura e timore suscitavano sulle persone le sue potenti parole e opere. In un’occasione erano così spaventati che lo pregarono di andarsene; e Giovanni ci riferisce come alcuni ufficiali inviati per arrestarlo nella piazza del mercato, si persero d’animo di fronte alla sua presenza imponente, e tornarono indietro, dicendo:
“Di certo mai nessun uomo parlò come quest’uomo.”
La notte del suo arresto, quando il gruppo di soldati gli si avvicinò, chiese di Gesù di Nazareth, e lui rispose: “Io Sono”, tale era la Sua Maestà e il suo potere mentale che si prostrarono dinnanzi a lui. Scrive l’evangelista:
“Indietreggiarono e caddero a terra.” (Giovanni 18, 6)
Ti sembra, l’uomo che sto descrivendo, un uomo dall’aspetto e dall’atteggiamento simile a quello di un Amish, o anche a uno dei nostri Metodisti? Eppure questo è il Cristo dei quattro Vangeli.
Il Cristo dei quattro Vangeli era un uomo rispettato da tutti, benestante, istruito, ben vestito, dal portamento nobile ed elegante, che viveva nell’abbondanza, che parlava con autorità e che emanava un formidabile magnetismo personale.
Uno dei modi migliori per giungere alla comprensione del vero Gesù è quello di studiare le ragioni per cui assunse il titolo di Figlio dell’Uomo. Raramente Gesù parla di se stesso in altro modo.
Questo termine, Figlio dell’Uomo, era di uso comune nelle profezie ebraiche e nelle conversazioni di quei tempi, ed era semplicemente un modo enfatico per dire “uomo”. Se voleste rimarcare la vostra fedeltà alla democrazia, potreste affermare una cosa tipo: “Io sono Figlio di Thomas Jefferson”; se voleste invece sottolineare la vostra fedeltà all’umanità, potreste usare l’espressione che usava Gesù: “Io sono Figlio dell’Uomo”. Ed è esattamente questo il punto: il Figlio dell’Uomo parlava in nome dell’umanità.