La filosofia della non-resistenza

La filosofia della non-resistenza

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Una delle affermazioni più controverse e dibattute pronunciate da Gesù è sicuramente quella che troviamo in Matteo 5,39:

“Ma io vi dico: Non resistete al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra”

Alcuni enfatizzano il “non resistete” e argomentano come grazie al potere della non-resistenza alla si vince il male nelle forme del peccato e della malattia. Altri invece affermano l’impraticabilità di questo insegnamento, e citano i milioni di invalidi che inutilmente hanno pregato per anni dicendo: “Sia fatta la tua volontà!”, ma nonostante tutte le loro preghiere rimangono invalidi o sono morti; e citano anche i milioni di persone che hanno sofferto, e continuano a subire, se a esse non oppongono resistenza, grandi e continue ingiustizie, soffrendo a volte fino alla fine dei loro giorni.
Chi ha ragione?

Verità e paradigmi

La verità non può contraddire se stessa; e non ci possono essere, nei principi, due verità speculari o contrapposte entrambe vere. Come diceva Aristotele, una cosa o è o non è, non può essere sia l’una che l’altra. Il terzo è escluso.
Perciò la filosofia della non-resistenza e la filosofia della resistenza non possono essere entrambe vere. Una deve essere necessariamente vera, l’altra deve essere necessariamente falsa.
Questo ragionamento, in realtà, non è del tutto preciso. Entrambe le affermazioni, infatti, possono risultare vere sulla base dei presupposti, o principi, o fondamenti, da cui derivano.
Se i presupposti o fondamenti sono che il mondo è unicamente materiale ed è dominato dalla competizione, dal conflitto e dalla legge del più forte, allora chi sostiene la filosofia del contrasto e della resistenza la può reputare verità allo stesso modo in cui può reputare verità chi sostiene la filosofia della non-resistenza e parte però dal presupposto che il mondo sia retto da un’intelligenza spirituale, e infuso della spinta di un’energia che guida l’intero universo verso la direzione del bene.
In questo caso ci troviamo di fronte a due verità equivalenti, poiché partono da presupposti, o paradigmi, completamente differenti.
Ma così non ci troveremmo di fronte a due verità equivalenti, ma auna sola veritàvalida per quel singolo paradigma. Anche in questa prospettiva quanto abbiamo detto non viene contraddetto: continuiamo infatti a non poter co-esistere due verità speculari o antitetiche all’interno di uno stesso paradigma. Il paradigma materialista e competitivo non può reggere sia la filosofia della resistenza che quella della non-resistenza, allo stesso modo in cui non può farlo il paradigma spirituale.
Perciò il nostro compito è più semplice: non dobbiamo dimostrare la validità dell’una o dell’altra filosofia in assoluto(poiché non ci può essere un assoluto assoluto, ogni assoluto dipende sempre dal campo o paradigma da cui è generato), ma soltanto l’affermazione di una delle due verità all’interno dello stesso paradigma – ovvero del nostro paradigma: il paradigma spirituale.

Resistenza come desiderio di restare come si è

Tutti coloro che seguono i nostri stessi principi concordano sul fatto che tutta la forza consiste nella forza della mente o del pensiero; concordano inoltre sul fatto che una forza più elevata “vince” sempre su una forza inferiore e che grazie alla sua “vittoria” tenderà a trasformare la frequenza della forza inferiore nella propria modalità di vibrazione. Ogni grado di forza nell’universo è negativo, o inferiore, rispetto alle forze superiori.
La parola resistenza, come indicato dalla sua etimologia, è sempre una proprietà della forza negativao inferiore, qualunque sia l’azione o lo scambio di forze. Nello specifico, la resistenza è la forza che viene esercitata per impedire o frenare l’applicazione di un’altra forza.
La resistenza perciò è conservazione,odesiderio di restare come si è.
Per superare qualsiasi cosa è necessario applicare una forza abbastanza grande da:

1. Superare il desiderio di quella cosa di rimanere così com’è
2. Convertire quella cosa in qualcosa di più elevato di quello che essa è – più elevato perché, secondo il nostro paradigma, nell’universo non ci può essere altro che avanzamento. Il termine stesso superaresuggerisce che una forza si attiva perpassare da uno stato all’altro.

Il bene è realtà, il male è ignoranza

Da tutto ciò deriva che ogni negativo, ogni “male” è una forza relativa rispetto ai diversi gradi di sviluppo sé. Il “male”, in realtà, è sempre un “negativo”.
Questo è un punto cruciale, perché ci dice (finalmente!) che il male non è una realtà assoluta, anzi che non è neppure una vera realtà, ma che esso è soltanto una misura relativa al bene. È una forza che può sussistere, e può essere misurata, soltanto se è correlata al bene.
Perciò il bene è una realtà, il bene è una “cosa che esiste in sé”, mentre il male è soltanto una forza aleatoria, una misura mutevole dipendente dal grado di bene sviluppato.
E poiché, secondo le leggi dell’universo spirituale, ogni pensiero crea una forza corrispondente, il negativoo malecontinuerà a sussistere come forza soltanto fino a quando esiste qualcuno che continuerà a pensarlo come  realtà in sé, comeentità reale. Il male perciò, in altri termini, è sempre e solo il frutto dell’ignoranza. Quando non si crederà più alla sua esistenza, e non lo si penserà più come esistente, ecco che allora si manifesterà la vera realtà del male: la non-esistenza del male, il nulla del male.

La logica della non-resistenza

Da tutto questo deriva un assunto fondamentale quanto formidabile per la nostra vita pratica: non si può mai ottenere il bene praticando il male – allo stesso modo in cui non si può ottenere il positivo praticando il negativo. E poiché la resistenza, in quanto impedimento o freno al cambiamento in meglio, è sempre e solo una forza che appartiene al negativo, ne consegue che non si può ottenere nulla di buono o positivo praticando la resistenza.
Non si può sconfiggere la violenza praticando altra violenza, non si possono fermare i massacri eseguendo altri massacri, non si può fermare la guerra con la guerra e non si può neppure convincere un’altra persona obbligandola con la forza a fare quello che vogliamo.
Questo è, molto semplicemente, come stanno le cose. È la semplice quanto inequivocabile dimostrazione logica che la resistenza – o contrapposizione – non serve a niente sul piano pratico perché non funziona.
Per vincere il “male” o la forza negativa, è inutile combattere sul suo stesso piano – rovesciare una montagna sull’altra – o strappare l’occhio dell’altro perché il proprio è stato ferito, o uccidere un uomo perché quello ne ha ucciso un altro.
Il male può essere superato solo applicando una forza superiore, che è in grado di superare la sua resistenza, cioè il suo desiderio di rimanere così come è, e allo stesso tempo di cambiare la sua qualità.

La non-resistenza è amore

Gesù nomina la forza di pensiero superiore che supera e trasforma tutta la forza negativa o malvagia, nei versetti successivi a quelli che si riferiscono alla non-resistenza.

“E a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lasciagli anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pagani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Matteo 5, 40-48)

Questo è il più meraviglioso, più potente, più radicale insegnamento che mai ci sia stato dato sull’amore. Ed è lo stesso insegnamento che ci restituisce San Paolo nella lettera ai Corinzi come un vero e proprioinno all’amore.

“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l’amore,
sono come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi l’amore,
non sarei nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi l’amore,
niente mi gioverebbe.
L’amore è paziente,
è benigno l’amore;
non è invidioso l’amore,
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell’ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
L’amore non avrà mai fine”.
(Prima Lettera ai Corinzi 13, 1-8)

Questo, così magnificamente illustrato, è il vero significato della non-resistenza: l’amore.

Il potere dell'amore

In che modo allora questa forza può essere applicata per superare il negativo? Il primo passo è comprendere la reale forza dell’amore, comprendere che la forza dell’amore è un vero potere, esattamente come lo è l’apparente potere della resistenza, del contrasto e del conflitto.
Iniziando a pensare all’amore come a un vero potere, si potrà arrivare poi a comprendere come l’amore sia realmenteil più grande potere.
L’amore è libertà, un flusso costante di energia divina nella coscienza e nell’esistenza. El’amore non resiste mai.
La resistenza invece è schiavitù. Comprenderlo è molto semplice: osserva le tue emozioni quando sei in uno stato di resistenza e osserverai un irrigidimento di nervi e muscoli e un’intensa “sofferenza del cuore”.
L’amore invece è indenne al male, il male scivola via sull’amore come olio su vetro, e l’amore così scorre liberamente e con fiducia, trasformando in meglio, nel meglio, tutto ciò con cui viene in contatto.
Perciò abbi fede nel potere dell’amore.
La ragione per cui coloro che hanno praticato la non-resistenza e nonostante questo hanno subito ingiustizie, sofferenze o perfino la morte è che non hanno capito chel’amore avrebbe sicuramente vinto e superato le contingenze dolorose.
Quando le persone che non hanno raggiunto la consapevolezza della vera realtà dell’amore esclamano “Sia fatta la tua volontà!” non stanno affidandosi incondizionatamente al potere dell’amore, in realtà stanno ancora facendo resistenza al potere dell’amore, stanno ostacolando o frenando il suo flusso, stanno ancora cercando di restare come sono. A cosa resistono? Al fatto che l’unica realtà esistente è il bene, alla comprensione che il male in realtà non esiste. Nel profondo credono che la loro infelicità sia perfino voluta da Dio, credono che sia Dio che vuole che soffrano, che la sofferenza in qualche modo sia gradita a Dio. Di questa energia è carica la loro preghiera, invece di essere carica soltanto e unicamente del pensiero dell’amore, del potere dell’amore che vince ogni cosa e trionfa su ogni cosa.
Questo ci conduce alla fondamentale consapevolezza conclusiva.
La non-resistenza da sola significa sempre sconfitta; la non resistenza con la fede nel potere dell’amore di superare il male assicura sempre la vittoria.

L'AUTORE DEL POST HELEN WILMANS

Helen Wilmans (1831-1907) è stata una giornalista, editrice e pioniera del movimento della Scienza della Mente. Moglie di un agricoltore, dopo vent’anni di vita povera e oppressa, decise di lasciare il marito per realizzare il suo sogno di diventare una letterata. Andò a San Francisco, con pochi risparmi. Ben presto trovò lavoro in un giornale, poi a poco a poco attirò a sé ricchezza e successo. Fondò una rivista, Freedom. Si dedicò alla stesura di diversi testi tra cui "Home Course in Mental Science", "The Conquest of Poverty" e "The Conquest of Death", oltre alla pratica e all’insegnamento della Scienza della Mente. Non solo fu una maestra di scienza mentale ma fu l’insegnante di altri pensatori che dedicarono le proprie vite allo studio del potere del pensiero.

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