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LA FEDE, OLTRE LE RELIGIONI

Autore del post: William Atkinson
Le cose non sono mai come sembrano. È una verità, questa, che si impara con l’esperienza. Eppure, nonostante tutta l’esperienza che ognuno di noi fa nel corso della sua vita, non riusciamo a imparare questa evidente verità e la maggior parte di noi continua a credere che le cose sono esattamente come sembrano. Magari dicono e pensano che non lo sono, ma poi continuano a credere che lo siano. Questo è l’impressionante potere che hanno le credenze su di noi – ovvero i condizionamenti e le abitudini di pensiero che, di generazione in generazione si sono così radicati nel profondo di noi stessi da essere diventati la realtà che percepiamo e conosciamo del mondo.
IMPRESSIONI E PUNTI DI VISTA
Le impressioni, naturalmente, dipendono soltanto dal nostro punto di vista, o per meglio dire dalla nostra percezione sensoriale, che è sempre condizionata, limitata e dipendente dalle condizioni esterne. Se bevo un ottimo vino quando sono in piena salute, mi sembrerà buonissimo, ma se bevo lo stesso ottimo vino quando sono ammalato e la lingua è amara quel vino mi sembrerà imbevibile. Allo stesso modo, se esprimo un giudizio su un libro o un film o un brano musicale mentre ho mal di testa, il mio giudizio sarà necessariamente condizionato in senso negativo dal mio stato fisico, allo stesso modo in cui quello stesso giudizio sarà necessariamente condizionato in senso positivo se esprimo un giudizio su quello stesso libro o film o brano musicale quando sono in una condizione psico-fisica positiva – per esempio mentre me sto sdraiato a oziare in vacanza o dopo aver mangiato un’ottima cena.
BASTA CAMBIARE PROSPETTIVA
Quello a cui in genere si fa ancora meno caso, è che lo stesso schema, esattamente lo stesso schema si ripropone quando prendiamo decisioni o quando esprimiamo giudizi morali sulle altre presone.
Le persone o le azioni che compiono ci sembranoessere buone o cattive, secondo il nostro punto di vista – ovvero secondo il nostro stato d’animo di quel momento, che altro non è se non il nostro stato mentale in quel momento. E il nostro stato mentale è sempre il frutto di un sistema di credenze, condizionamenti, abitudini e programmi, appresi in questa nostra vita o ereditati dalle generazioni precedenti, che si è impresso nel nostro subconscio ed è diventato uno schema di azione.
Per rompere questi schemi abituali, quando ne diventiamo consapevoli, basta cambiare punto di vista, cambiare prospettiva. In genere infatti sono le corse che più ci sono vicine quelle che ogni giorno più ci danno le impressioni errate. Fatti che ci riguardano, comportamenti delle persone che più frequentiamo, situazioni con cui abbiamo a che fare ogni giorno.
Eppure, quando queste situazioni o queste persone si allontanano, nello spazio o nel tempo, non ci appaiono più così insopportabili, così odiose, così negative. Passano gli anni e una cosa che allora ci appariva pesante come un macigno oggi ci appare più leggera di una piuma. Esclamiamo: “In fondo non era poi così male. Anzi sono proprio contento che sia accaduto. E dire che quel tempo pensavo che fosse il più grande male che potesse capitarmi!”
Ecco allora un formidabile segreto: distaccarsi, ora e qui, da ciò che ci sembra insormontabile. Cambiare prospettiva e porlo a distanza. Portarlo lontano e rimpicciolirlo, fino a quando quel problema svanisce davanti ai nostri occhi. Prova a fare subito questo esercizio: allontana quel problema nello spazio, lascialo rimpicciolire davanti agli occhi della tua mente fino a quando non diventa così piccolo da essere impercettibile, da essere svanito. Poi fai lo stesso allontanandolo nel tempo: immagina come ritornerai su quel problema tra cinque o dieci anni. E lascia che si collochi nel tempo della tua vita nel modo esatto che gli tocca: come una delle tante esperienze. Così comprenderai appieno le parole del Grande Libro del Compimento:
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate.